Alfonso III d’Avalos e Ferdinando Francesco d’Avalos impegnati nella Battaglia di Pavia.
Nella sala delle selle di Palazzo d’Avolos è possibile ammirare una bellissima riproduzione su vetro dei famosi arazzi conservati a Capodimonte. Il fatto d’armi, svoltosi alle porte di Pavia nella notte fra il 23 e il 24 febbraio 1525, vide fronteggiarsi le truppe dell’imperatore Carlo V e l’esercito francese guidato dal re Francesco I di Valois, e i loro alleati. La battaglia ebbe immediata eco anche nelle arti figurative, ricordata in dipinti, stampe e rilievi scultorei. Lo scontro fu importante soprattutto per le conseguenze sugli equilibri fra le due grandi potenze perché segnò la fine del dominio francese sulla nostra penisola. I paesaggi, ben riconoscibili per la fedeltà topografica ai luoghi dove si svolse realmente lo scontro, fanno da cornice alla battaglia nel momento in cui le truppe imperiali prendono il sopravvento. I cavalieri racchiusi in splendide armature, cinti di elmi piumati, armati di lance e in sella a possenti destrieri, si fronteggiano a duello e, ancora, sono raffigurati fanti abbigliati con giubboni dagli intensi colori, ed equipaggiati con spade e archibugi.
La fama dei marchesi d’Avalos fu tale grazie agli eccellenti risultati ottenuti nella battaglia di Pavia, a sostegno dell’imperatore Carlo V: Ferdinando Francesco quale capo della cavalleria e Alfonso III quale capo degli archibugieri. Le loro imprese sono celebrate anche nell’Orlando Furioso di Ariosto.
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